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La scelta di Linux

- A cura del Prof. Stefano Salvi -


Per risolvere i problemi relativi al laboratorio di quarta e di quinta, sembrava necessario utilizzare un sistema operativo valido, in grado di supportare la multiutenza, la protezione degli accessi, la comunicazione tra processi e la comunicazione tramite rete.

La scelta si poneva tra due sistemi operativi attualmente disponibili:

La scelta di Windows NT avrebbe richiesto investimenti hardware e software molto ingenti ed avrebbe anche comportato un grosso sforzo di programmazione per poter fare esperimenti sugli argomenti previsti.

La scelta è quindi caduta su Unix, che avrebbe consentito di fare le esperienze senza investimenti per l'hardware ed utilizzando le normali abilità di programmazione.
In particolare, tra le varie versioni (flavours) di Unix, una appare la più interessante in ambito scolastico, data la sua politica di distribuzione (GNU) e la disponibilità di sorgenti.
Ovviamente sto parlando di Linux, la versione di Unix liberamente distribuibile, completa di tutti gli strumenti necessari e del supporto per le comunicazioni tramite TCP/IP ed altri protocolli.
A differenza delle altre versioni di Unix, Linux è un sistema composto da una serie di 'parti' provenienti da sorgenti diverse. Un sistema completo viene costruito raccogliendo le parti che interessano ed installandole.
In questo quadro installare Linux risulterebbe essere un'operazione estremamente complicata. Alcuni gruppi quindi si sono posti come scopo quello di raccogliere i 'pezzi' di Linux e di organizzarli in modo da rendere semplice l'installazione. Alla 'raccolta' in genere venivano aggiunti anche gli strumenti per preparare il disco all'installazione del sistema stesso.
Queste collezioni prendono il nome di distribuzioni. Nella storia di Linux se ne sono avute diverse, in genere curate da gruppi che si finanziavano con la vendita di CD-ROM. Alcune di queste non sono più disponibili. Attualmente le più famose sono:
La distribuzione Slackware è una distribuzione ormai consolidata. La sua installazione è attualmente molto semplice, in quanto in genere non c'è nemmeno bisogno di preparare dei dischetti per il BOOT, in quanto questa operazione può essere fatta direttamente dal CD-ROM, una volta avviata la macchina in DOS.
L'installazione risulta abbastanza semplice in quanto i pacchetti sono suddivisi in 'disk set', contenenti pacchetti relativi allo stesso ambito. Inoltre all'interno di ogni disk set troviamo una serie di pacchetti fondamentali, installati automaticamente. Tra gli altri pacchetti possiamo scegliere. I pacchetti non fondamentali sono divisi in importanti e non, semplificando la scelta.
Il programma che consente di scegliere i vari pacchetti (il programma di installazione - setup) è un programma in modalità testo, a menù, estremamente semplice da usare. Il fatto che il programma sia in modalità testo è vantaggioso in quanto consente di operare anche se non si riesce ad installare il sistema X-Windows. Il programma risulta anche notevolmente veloce nella scelta e nell'installazione.
I 'pacchetti' contenuti nei disk set sono costituiti da semplici file creati con le utility tar e gzip di Linux, vale a dire sono dei files di tipo .tgz. E' estremamente semplice installare a mano un pacchetto slackware in quanto è sufficiente mettersi nella directory root e scompattare il pacchetto tramite il comando:
tar -xvzf <percorso pacchetto>
Il difetto fondamentale della distribuzione Slackware è che essa non consente di aggiornare un'installazione. Se si vuole aggiornare un componente del sistema è necessario reinstallare l'intera distribuzione, con una versione più recente.
La distribuzione Red Hat è più recente della precedente e in un certo qual modo ne eredita alcune delle caratteristiche.
La distribuzione Red Hat sostituisce ai file tgz per i pacchetti un formato particolare di file chiamato .rpm, che contiene, oltre ai files da installare, anche informazioni sul pacchetti correlati, come librerie indispensabili per il funzionamento del pacchetto stesso. Vengono anche registrate nel file rpm le versioni del pacchetto e delle librerie richieste.
Tutte queste informazioni vengono inserite in un database, in modo che il programma di installazione può verificare se le librerie ed i programmi ausiliari necessari per l'installazione di un pacchetto sono disponibili nella corretta versione.
Grazie a questo database la distribuzione Red Hat consente anche l'aggiornamento di singoli pacchetti, in quanto è in grado di indicare tutti i componenti da aggiornare per il corretto funzionamento del pacchetto.
Il programma di manutenzione della distribuzione Red Hat è glint, un programma che funziona sotto interfaccia X-Windows. Questo consente di avere un programma dall'aspetto attraente e parecchio intuitivo. I vari pacchetti vengono raggruppati in aree, che ne consentono la facile individuazione tramite menù gerarchici.
Questo programma ha due difetti fondamentali. In primo luogo non funziona se non si riesce ad installare l'interfaccia X-Windows, cosa che non è sempre così semplice - X è sicuramente il compinente più critico del sistema, dal punto di vista dell'installazione - e inoltre, non mantenendo un archivio dei pacchetti disponibile in una distribuzione, tutte le volte che si utilizza il programma, esso scandisce il CD per sapere quali pacchetti può installare, e questa può essere un'operazione molto lunga se il CD non è velocissimo.

L'alternativa a glint è il programma rpm. Questo programma consente di effettuare qualunque operazione su un'installazione Red Hat e non richiede X windows ma non possiede alcun tipo di interfaccia a menù e richiede una serie di parametri tutt'altro che banali per eseguire le sue operazioni.

La distribuzione Debian è l'ultima nata ed utilizza alcuni dei concetti della Red Hat. La differenza fondamentale tra questa e le precedenti distribuzioni è quella che la Debian non è legata ad un produttore di CD-ROM ma è indipendente e funziona nello stesso modo del sistema operativo stesso, per quanto riguarda la manutenzione, potendo contare su un gruppo di più di cento volontari per la sua manutenzione.
Anche questa distribuzione fa uso di files particolari (.deb) per la distribuzione dei pacchetti. Come per la Red Hat la Debian mantiene un archivio dei pacchetti installati, ma mantiene anche un archivio dei pacchetti disponibili nell'ultima distribuzione installata.
Questo secondo archivio consente di scegliere in maniera semplice e veloce, anche senza avere a disposizione il CD in quel momento, i pacchetti da installare, quindi in un secondo tempo si potrà inserire il CD o addirirttura collegarsi ad un sito FTP tramite Internet ed effettuare l'installazione effettiva.
Tramite il programma di installazione dselect è anche possibile eliminare un paccheto precedentemente installato. Questo procedimento verifica gli eventuali file utilizzati da altri pacchetti in modo da evitare di bloccare il sistema nel caso si cerchi di cancellare files utilizzati da altri pacchetti.
L'inconveniente della distribuzione Debian è che il programma dselect presenta una lista completa dei pacchetti disponibili, organizzati per area. Questa lista è estremamente lunga ed è estremamente facile perdersi, anche se è possibile eseguire una ricerca sia nei titoli che nelle descrizioni corte dei pacchetti.
Durante la prima installazione si trova selezionata una serie di pacchetti, che consentono di avere un sistema funzionante abbastanza completo, ma sicuramente questa parte è la più complessa, specie se non si ha già una certa esperienza del sistema Linux.
Data la grande quantità di pacchetti disponibili, dato che la distribuzione è completamente libera e consente l'aggiornamento e l'eliminazione di pacchetti e dato che l'uso dl programma dselect non costituiva un problema per noi, la scelta è caduta sulla distribuzione debian.

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